UOMO NERO INSIDE...

Bascelli Simone, alias l'uomo nero, vi invita a addentrarvi nella sua mente dove tutto è più nero che nero, e nei mondi Fantasy.

Ancora incredulo per quello che gli era successo correva in direzione del campo, ormai era quasi giunto a destinazione, il sole era sparito dietro le montagne, solo una piccola aurora, illuminava il finire del giorno. Parevano pochi secondi di corsa, in realtà era passata mezz’ora, ma dopo quella piccola avventura si sentiva carico di forze e si sentiva di poter correre per giorni e giorni. Infine giunse al campo, migliaia di orchi si accamparono su un versante della montagna, ormai finito il campo, la maggior parte di essi si stava riposando, anche mangiando a volontà la selvaggina che i cacciatori riportavano. Il nostro orco, raggiunto la tenda viveri, scaricò pesantemente i tre cervi sul bancone, cercando con lo sguardo la giovane di orco che aveva attirato la sua attenzione la mattina. Invano la cercava, non era presente per vedere il compimento del suo incarico. Per un attimo si spazientì per non riuscire a trovare la giovane, ma si calmò, poi si mosse verso la tenda armamenti. Entrando nella tenda parlò con l’orco armaiolo:”wolfphine attaccato me, non più avere arco e frecce!” con velocità l’armaiolo prese dei pezzi di ferro grezzo, dovevano essere vecchie armi rotte, e li diede all’orco che con tranquillità andò verso il fuoco centrale attrezzato al campo. Arrivato lì, con una tenaglia dal manico lungo mise i pezzi di ferro al centro del fuoco, in mezzo ai carboni, dove la temperatura era maggiore e aspettò. Nel frattempo prese un secchio d’acqua e se lo mise vicino, poi un’incudine e un martello, e infine una pietra levigatrice. Poco dopo, soffiando in mezzo al fuoco per fare aumentare la temperatura, i pezzi di ferro erano diventati prima rossi e poi arancioni, quasi giallognoli, risultando morbidi e malleabili. Con le lunghe tenaglie prese due pezzi di ferro e iniziò a batterli col martello sull’incudine, come si unirono, li rimise nei carboni e ne prese altri due battendoli a loro volta. Continuò così finché non unì tutti i pezzetti di metallo grezzo in un unico pezzo di metallo. Per gli orchi normali adesso bastava dare un parvenza di forma di arco e unire le due estremità con un filaccio, ma a lui balenò in testa una idea strana. Nonostante avesse unito e formato il pezzo di metallo, continuava a riscaldarlo e batterlo più e più volte. Normalmente in tempi di guerra non si avrebbe perso tempo, e i normali orchi lo avrebbero trovato una perdita di tempo. Lui continuò per ore nel prenderlo e batterlo più volte. Il suo insistente battere aveva mescolato le impurità del carbone col ferro, e l'aveva trasformato in un acciaio di bassa qualità, me era sempre meglio del ferro grezzo. Anche il colore pareva più chiaro e lucido, al contrario del colore grigio scuro e opaco del ferro con parti fortemente arrugginite. Una volta ottenuto il colore omogeneo per tutta la barra di acciaio si mise a piegarlo, sempre rovente, con le tenaglie, gli diede la forma che aveva in testa. Anziché fare un arco corto, creò un arco lungo, di maggiore gittata e minore velocità, ma la maggiore gittata unita alla nuova flessibilità dell'arco d'acciaio, lo rese particolarmente preciso. Finito di lavorare l'acciaio, adesso serviva un filo, possibilmente resistente e morbido. Col suo nuovo arco in mano, si mise in cerca per il campo del filo a lui congeniale. Camminava con circospezione in mezzo alle tende, ovunque orchi stavamo riposando rumorosamente, ormai era notte fonda, era stato totalmente preso dal suo lavoro non s’era accorto che neanche aveva mangiato. Cambiò direzione verso la tenda provviste per rimediare alla sua dimenticanza, nonostante il suo risveglio da quello strano sonno ristoratore di qualche ora prima, aveva una strana fame, si sentiva carico di energie ma al tempo stesso enormemente affamato. Decise allora di cercare di colmare almeno in parte la sua fame e una volta arrivato, notò l’orchessa che a lui interessava, era distesa a dormire su una panca vicina alla tenda viveri. Con fare grottesco, diede due forti strattoni alle spalle dell’orchessa per svegliarla dal suo sonno. Dopo altre due strattoni, l’orchessa si svegliò bruscamente dal sonno e si alzò girandosi e cercando la sua fonte di disturbo. L’orco disse rapido:”portato tre cervi, ma no mangiato, fame tanta” poi aggiunse:”perso arco e frecce, wolfphine, difficile uccidere” detto questo iniziò a fissarla intensamente.