Con grandi passi decisi l’orco scendeva in direzione della valle. Fiutava l’odore inconfondibile di fiori perfettamente sbocciati e sperava di trovare uno specchio o corso d’acqua dove cacciare le prede. Da quando aveva lasciato il campo erano passate circa tre ore, il sole era ancora alto in cielo e mancavano diverse ore al tramonto. Non aveva fatto altro che scendere a valle per cercare l’habitat adatto dove cacciare i cervi di montagna, graziosi e gustosi animali da cacciare, la loro carne è l’ideale per una tribù di orchi in movimento. E’ una carne ricca di elementi essenziali per nutrire i possenti muscoli degli orchi che, in situazioni come questa dopo giorni e giorni di marcia, consumano parecchie energie arrivando quasi allo stremo delle forze. L’orco si sentiva motivato per la buona riuscita del suo incarico, adesso sentiva che aveva trovato qualcuna come lui, un orco che poteva abbandonare la vita estrema di tribù, fatta di guerre e di migrazioni di massa. Nella sua mente per un attimo balenò un pensiero felice che per una frazione di secondo gli fece perdere l’orientamento nella piccola foresta in cui era entrato. Fermandosi si guardò la mano destra. Guardò attentamente il palmo aperto come per cercare di carpire il suo futuro. Dopo qualche secondo strinse all’improvviso la sua mano in un pugno. In un pugno ferreo di un orco. Adesso era ancora più deciso. La buona riuscita di questa missione poteva cambiare la sua vita. Riprese la sua discesa correndo, sapeva che doveva fare in fretta. Più scendeva e più avrebbe dovuto risalire. Ormai i fiori erano vicini ma iniziava a sentire nelle orecchie come un rombo di tuono. Affrettò la corsa per capire la natura di quel fragore sempre più assordante. All'improvviso la boscaglia finì e si fermò stupefatto perché davanti a lui si apriva in tutta la sua maestosità la Cascata Arcobaleno. Le acque del Fiume Rapido dopo aver acquistato velocità, essersi accumulate dagli immensi ghiacciai di Gnastarok, dopo infiniti turbinii tra le rocce della catena montuosa e dopo aver percorso infinite leghe dalla sorgente, arrivano qui e piombano a picco formando le cascate più alte della montagna. Nonostante si trovasse su un'altura ancora molto distante dalle cascate, il rumore alle sue orecchie era quasi insopportabile. Dopo essersi meravigliato a lungo per quella visione e per aver visto per la prima volta un arcobaleno, che si librava nel cielo dal vorticare impetuoso delle acque che toccavano la base della cascata, tornò in sé. Forse nessun orco sarebbe rimasto di sasso a questa stupenda vista, ma sapeva di essere particolare, se non del tutto speciale. Scrutando la base della cascata, dove si era formato dopo ere di erosione dell'acqua un laghetto nella roccia, vide tra la nebbiolina che generava l'arcobaleno diversi fiori attecchiti alle rocce umide. Aveva raggiunto l'origine del profumo da lui seguito, distinguendo chiaramente anche un altro tipo di profumo, un odore di animale dalla folta peluria, forse un cervo, ma non riusciva a vedere la sua origine. Nel dubbio iniziò la discesa tra le rocce del pendio impervio da lui raggiunto. Rocce umide e rese scivolose dal muschio possono essere un pericolo anche per i piedi di un orco e il peso della sua mole non aiuta certo la discesa. Piano piano, aggrappandosi con le mani alle rocce, scendeva la rupe e cercando di mettersi controvento in direzione del laghetto, per evitare che una possibile preda fiutando il suo odore potesse scappare.
(immagine liberamente prelevata dal sito: www.elderscrolls.com )