Dopo una settimana di viaggio ininterrotto, se non per qualche piccolo dissesto delle colonne, il capo tribù arrivati su un altopiano esclamò ruggendo:”Fasturk!” A quell'ordine tutti gli orchi ruppero le colonne velocemente iniziarono a montare il campo. Erano ormai arrivati oltre il valico e da giorni stavano scendendo, la vallata era ancora lontana ma la temperatura era salita ed a quell'altitudine, circa 4000 metri, si iniziava a vedere un po' di vegetazione e un po di selvaggina, poca roba che si era adattata a quella temperatura bassa, ma sufficiente per ricaricarsi un po' per poi riprendere il viaggio. L'orco aveva finito in poco tempo la costruzione della tenda a lui assegnata, formata da cinque travi di legno con una estremità conficcata nel terreno e le altre unite in un incrocio legate e da delle funi. Così montata la tenda risultava irregolare ma con la copertura esterna di pellicce di animali cucite tra di loro, il suo compito, che era quello di offrire un piccolo riparo, era ottimamente portato a buon fine. Finito di raccogliere i primitivi utensili li riconsegnò alla tenda appropriata e si diresse verso la tenda armi. Senza pensarci troppo mise le mani ben decise su di un arco: una lamiera di ferro grezzo. Solo la forza di un orco poteva riuscire a tendere quel tipo di arco. Ma la potenza della freccia era di gran lunga superiore ai normali archi. A distanza ravvicinata poteva trapassare una armatura di maglia con il suo proprietario dentro senza alcuna difficoltà. A lunghe distanze peccava di precisione, ma la forza bruta era di casa tra gli orchi, non la precisione.
Con l'arco in mano e con la faretra in spalla, l'orco si avvicina alla tenda delle provviste, sempre con lo sguardo preoccupato ostinandosi a cercare tra le femmine di orco la ragione delle sue continue ossessive preoccupazioni. Si sentiva poco orco tra tutti gli altri, aveva un qualcosa dentro che tormentava la sua esistenza. Per lui il combattimento aveva perso l'importanza, adesso continuava a cercare un qualcosa di diverso da cui trarre giovamento. Fin da quando era giovane si era dimostrato diverso dagli altri giovani orchi, aveva una straordinaria agilità e sensibilità verso quelle cose a cui i normali orchi non prestavano attenzione. Per essere un orco berserker non aveva mai perso la ragione, non era mai entrato in quello stato di odio furioso verso tutto e tutti. Se non era per le sue straordinarie doti di combattente: forte e resistente come gli orchi ma più agile di essi, sarebbe stato motivo di vergogna per la tribù. Riusciva a colpire praticamente tutto con l'arco, e nel corpo a corpo riusciva a sfruttare al meglio la sua innata agilità per confondere con finte l'avversario e stenderlo ancor prima di farlo reagire. “Chissà se troverò qualcuno come me.” pensò tra sé.
Fermandosi ad osservare gli altri orchi indaffarati notò una giovane di orco che cercava nervosamente qualcosa tra le provviste. C'era un qualcosa di strano in quella femmina, nei suoi modi di fare, nel modo in cui cercava le cose. Rimase un attimo immobile a fissarla silenziosamente e il tutto il caos intorno sembrò svanire ma vedendo che anche lei non riusciva a trovare la causa delle sue preoccupazioni, si avvicinò a lei deciso:”Che serve!” Ringhiò all'improvviso ma lei senza sorpresa o spavento girandosi e guardandolo rispose:”Carne! Qualsiasi animale. Meglio cervo o stambecco. In mancanza; lepri o topi vanno bene.” Aspettandosi l'uno la mossa dell'altra, iniziarono a fissarsi intensamente. Lei notava che lo sguardo di lui aveva un qualcosa di particolare, nessun orco aveva mai guardato una femmina in quel modo, iniziava a sentirsi strana, forse a disagio e sentiva chiaramente un affanno mai provato prima. Lui, dopo averla guardata per un tempo indeterminato, disse:”Cervo! Ti porterò un cervo. Difficile; non per me.” Lei accennò un sorriso mentre lui si avviava a caccia stringendo forte l'arco nelle mani. Fermandosi, voltando la testa per guardarla un ultima volta intensamente, disse:”Prima del tramonto!” Lentamente ma con decisione si avviava verso la vallata.
Con l'arco in mano e con la faretra in spalla, l'orco si avvicina alla tenda delle provviste, sempre con lo sguardo preoccupato ostinandosi a cercare tra le femmine di orco la ragione delle sue continue ossessive preoccupazioni. Si sentiva poco orco tra tutti gli altri, aveva un qualcosa dentro che tormentava la sua esistenza. Per lui il combattimento aveva perso l'importanza, adesso continuava a cercare un qualcosa di diverso da cui trarre giovamento. Fin da quando era giovane si era dimostrato diverso dagli altri giovani orchi, aveva una straordinaria agilità e sensibilità verso quelle cose a cui i normali orchi non prestavano attenzione. Per essere un orco berserker non aveva mai perso la ragione, non era mai entrato in quello stato di odio furioso verso tutto e tutti. Se non era per le sue straordinarie doti di combattente: forte e resistente come gli orchi ma più agile di essi, sarebbe stato motivo di vergogna per la tribù. Riusciva a colpire praticamente tutto con l'arco, e nel corpo a corpo riusciva a sfruttare al meglio la sua innata agilità per confondere con finte l'avversario e stenderlo ancor prima di farlo reagire. “Chissà se troverò qualcuno come me.” pensò tra sé.
Fermandosi ad osservare gli altri orchi indaffarati notò una giovane di orco che cercava nervosamente qualcosa tra le provviste. C'era un qualcosa di strano in quella femmina, nei suoi modi di fare, nel modo in cui cercava le cose. Rimase un attimo immobile a fissarla silenziosamente e il tutto il caos intorno sembrò svanire ma vedendo che anche lei non riusciva a trovare la causa delle sue preoccupazioni, si avvicinò a lei deciso:”Che serve!” Ringhiò all'improvviso ma lei senza sorpresa o spavento girandosi e guardandolo rispose:”Carne! Qualsiasi animale. Meglio cervo o stambecco. In mancanza; lepri o topi vanno bene.” Aspettandosi l'uno la mossa dell'altra, iniziarono a fissarsi intensamente. Lei notava che lo sguardo di lui aveva un qualcosa di particolare, nessun orco aveva mai guardato una femmina in quel modo, iniziava a sentirsi strana, forse a disagio e sentiva chiaramente un affanno mai provato prima. Lui, dopo averla guardata per un tempo indeterminato, disse:”Cervo! Ti porterò un cervo. Difficile; non per me.” Lei accennò un sorriso mentre lui si avviava a caccia stringendo forte l'arco nelle mani. Fermandosi, voltando la testa per guardarla un ultima volta intensamente, disse:”Prima del tramonto!” Lentamente ma con decisione si avviava verso la vallata.